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venerdì 14 febbraio 2014

LE LETTURE DI CERRIE #2 La Trilogia delle Gemme di Kerstin Gier

Ciao a tutti amici e amiche!
Scusate per l’assenza ma questa settimana avevo non uno, ma ben due esami da dare in università, quindi ho dovuto tenere il sedere incollato alla sedia della biblioteca per riuscire a portare a casa due voti decenti e non dovermi portare dietro ulteriori magagne ad aprile.
E con questo siamo a tre esami passati del terzo anno. Sono molto felice visto che era proprio l’obiettivo che mi ero preposta!
Non voglio tediarvi oltre con gli avvenimenti della mia vita anche perché ultimamente non ho messo piede fuori di casa se non per andare in biblioteca! Viva la vita dello studente universitario sotto esame!
Comunque, nei rari momenti in cui potevo permettermi un po’ di svago, mi sono dedicata un po’ alla lettura.. in particolare ho riletto la Trilogia delle Gemme di Kerstin Gier e….. wow! Ogni volta è come leggerli per la prima volta!
Il primo della trilogia si intitola Red: narra le vicende di Gwendolyn Shepherd che scopre di essere una viaggiatrice nel tempo, l’ultima che completa il cerchio dei dodici. Tuttavia la setta dei Guardiani (individui strambi che controllano, per così dire, i viaggi nel tempo) erano convinti che il Rubino (ad ogni viaggiatore è attribuita una pietra) fosse la cugina di Gwendolyn, Charlotte; per questo le vengono inculcate tutte le nozioni che le potrebbero servire durante uno dei suoi viaggi negli anni del diciannovesimo/ventesimo secolo.

Gwendolyn è completamente impreparata, non sa niente di storia, di politica: argomenti che Charlotte ha avuto una vita per conoscere e apprendere fino in fondo.
Nel corso della storia Gwendolyn conosce un altro viaggiatore nel tempo: Gideon. Alto, bello, occhi verdi e capelli neri! Inutile dire che la nostra protagonista si innamora quasi all’istante; peccato che il bel tenebroso fosse anche il sogno proibito della cugina, la quale ha passato quasi tutta la sua vita a stretto contatto con lui per via delle lezioni in preparazione ai viaggi!
Gwendolyn tuttavia riesce a conquistarlo tanto da ballarci persino insieme, nel corso del secondo libro (Blue), quando entrambi devono partecipare ad una soire, per incontrare il conte di Saint Germain ossia il fondatore dei guardiani, nonché primo viaggiatore nel tempo! Durante il primo incontro di Gwendolyn con il conte, la ragazza viene quasi soffocata da questo individuo, senza che la toccasse per questo è molto intimorita per questa loro nuova riunione.  

L’intento del Conte è quello di collezionare il sangue di tutti i viaggiatori all’interno di un aggeggio che chiamano cronografo, che gli permette di compiere i loro salti nel tempo in maniera controllata (altrimenti salterebbero in maniera totalmente random in qualsiasi momento della giornata): una volta raccolto, il cronografo dovrebbe rivelare una sostanza in grado di guarire qualsiasi malattia (lascio a voi la scoperta di cosa sia questa sostanza). Tuttavia, due viaggiatori, Lucy e Paul, scoprono il vero  obiettivo del conte e, con l’aiuto del nonno di Gwendolyn, Lucas, scappano con il cronografo nel 1912 così che nessuno possa trovarli!
Sfortuna vuole che Gideon si imbatta in Paul durante uno scontro il quale gli consegna dei documenti in cui sono spiegate le vere intenzioni del conte e gli raccomanda di leggerli se ama davvero Gwendolyn.

Nel corso del terzo libro, Green, finalmente Gwendolyn e Gideon, con l’aiuto di altri personaggi, tenteranno in tutti i modi di impedire che il conte realizzi il suo progetto.
Non voglio proseguire oltre altrimenti rischierei di spoilerare la storia e non voglio!
Comunque sia mi è piaciuta tantissimo questa saga. Non avevo mai letto alcun libro che parlasse dei viaggi nel tempo e, all’inizio ero un po’ scettica, ma mi son ricreduta nel momento in cui ho iniziato il primo libro.
Alla pari di Hunger Games, questa saga si legge senza accorgersene; arrivi alla fine del libro senza renderti conto, ti rimane solo la smania di scoprire cosa succede dopo e questo, secondo me, è un gran punto a suo favore.
Altra lancia da spezzare a favore di questa trilogia è il linguaggio utilizzato dalla scrittrice. Ho adorato il suo modo di ironizzare sui fatti e poi ha inserito anche un riferimento ad Harry Potter e ad Helena Bonham Carter quindi è proprio da dieci più!
Alcune scene però sono ripetitive: un esempio sono i vari momenti di “passione” tra Gwendolyn e Gideon: la frase che precede il bacio è quasi sempre “gli gettai le braccia al collo”. Ad un certo punto mi sono ritrovata a pensare tra me e me “va bene che è un gran figo ma non c’è bisogno di saltargli addosso tutte le volte! Un po’ di contegno ragazza”. Certo è che se penso a cosa farei io se mi trovassi in uno scantinato semibuio con un Gideon a portata di mano non so come reagirei, forse anche peggio di Gwendolyn se posso permettermi di dirlo!
Per quanto riguarda i personaggi, partiamo dal personaggio di Gwendolyn: all’inizio pensavo fosse un po’ infantile nel modo di comportarsi, poi però mi sono resa conto dell’età che ha e ho pensato a come ero io a sedici anni, quindi direi che i suoi atteggiamenti sono più che giustificati!
Gideon all’inizio non lo sopportavo! Trattava la protagonista come se fosse un pezzo di cacca di drago, il che ha fatto rinascere in me il mio istinto da acida degno della più estremista tra le femministe e ogni volta che si rivolgeva in modo sprezzante a Gwendolyn mi ritrovavo a inveire, con forse un po’ troppa enfasi, contro di lui! poi leggendo capirete anche perché l’ho odiato!
Alla fine però l’ho adorato nonostante sia stato uno stronzo per la maggior parte della storia e fino alla fine ho creduto che centrasse qualcosa con gli affari del conte!
La cugina di Gwendolyn, Charlotte: ho odiato pure lei, con tutto il mio cuore! Questo perché io ho proprio un cugino che si comporta come lei! Crede di essere il più grande uomo del mondo, quello più bravo in tutto, quello più bello e così via… negli anni ho imparato a non ascoltarlo quando parla! Oppure a inventare cose super come se fossi una donna dalle grandi risorse (quale non sono!) che fa cose grandiose nel suo tempo libero tipo fare free climbing (soffro di vertigini) o studiare mandarino (inventando le parole quando mi chiede di dirgli qualcosa). Odio profondo anche per zia Glenda, la mamma della suddetta cugina! Come mia zia, crede che sua figlia sia la migliore di tutti, dando vento alle sue idee super pompose e super egocentriche!
Dei personaggi che ho adorato sono la mamma di Gwendolyn, Grace e i suoi fratellini, Nick e Caroline. La mamma è iperprotettiva e i fratellini sono tenerissimi! Inoltre aggiungerei Leslie, la migliore amica di Gwendolyn! Come si fa a non amare una persona che ti aiuta a svelare i misteri che si celano dietro la tua nuova vita!? Ad avercela un’amica così!
Ok… non so che altro dire! Solo: leggete il libro per scoprire la vera identità del conte! Non ve ne pentirete!
Il finale è tutt’altro che scontato! Anche io ci sono rimasta di sasso quando sono arrivata alla fine di Green!! Non ci potevo credere!!
Per ora è tutto!!
Ops... scusate! mi ero dimenticata la valutazione!!










5 palloni! 
A presto!

C.

domenica 12 gennaio 2014

Post della Domenica!

Ciao a tutti amici lettori!
Come avete trascorso queste primi dieci giorni di gennaio? Io nuovamente rinchiusa in quella gabbia di matti che è il reparto di Neuropsichiatria infantile e non potrei essere più felice di così!
Il tirocinio sta proseguendo alla grande, mi piace sempre di più lavorare con i bambini, soprattutto con quelli psichiatrici: è difficilissimo costruire una relazione con loro, ma appena riesci, si notano subito i cambiamenti nell’umore del bambino. Con le ragazze anoressiche è ancora più difficile, ma quando capiscono che si possono fidare e che da te non verranno mai giudicate male, allora ti donano tutto quello che hanno, senza riserve e senza pretendere niente in cambio.
Questo tirocinio mi ha dato tanto, non tanto dal punto di vista didattico, si è sempre in tempo per imparare a fare i calcoli delle dosi o a fare un prelievo ad un bambino, quanto più per quanto riguarda la relazione: ho imparato come rapportarmi con qualsiasi tipo di paziente, dal malato schizofrenico, alla ragazza anoressica che rifiuta qualsiasi tipo di cura, alla mamma del neonato con tumore cerebrale.
Sapersi rapportare con le persone che vengono a contatto con una realtà difficile come l’ospedalizzazione è una delle caratteristiche che distinguono l’infermiere dalle altre figure professionalizzanti all’interno dell’ospedale. Prima ero convinta che i medici non instaurassero nessun tipo di rapporto con il paziente, ma dopo aver passato quasi un mese in questo reparto, credo che dovrò ritornare sui miei passi: qui i medici (soprattutto gli specializzandi) parlano moltissimo con i bambini e li coinvolgono nel progetto di cura (come è giusto che sia).
Nei reparti con adulti non ho mai visto un medico parlare tranquillamente con un paziente semplicemente per il piacere di farlo (a meno che non si trattasse di un conoscente); forse perché si ritiene che gli adulti, in quanto tali, non abbiano bisogno di rassicurazioni, di essere ascoltati ne tanto meno capiti e si pensa siano a conoscenza del loro progetto assistenziale e diagnostico/interventistico.
Sbagliato! Tante volte ho assistito a scene del tipo “infermiera a questo paziente dovremmo fare un prelievo per vedere i livelli di PT PTT e INR per stabilire se è necessario iniziare una terapia TAO con coumadin”. Dopo aver dato la sua prescrizione, il medico esce dalla stanza senza salutare e il paziente, con uno sguardo che varia dall’impaurito allo sconcertato, chiede all’infermiera di spiegargli “cosa ha detto il dottore”.
Questo genere di situazioni non fa altro che aumentare la paura del paziente, che già si trova in una realtà estranea alla sua quotidianità, con un problema che lui non comprende e non è in grado di risolvere da solo.
Questo loro credersi onnipotenti è una delle cose che mi infastidisce di più ma, ora che sono solo una studentessa, non posso fare niente per ribellarmi, quindi mi limito a trattenermi in stanza e spiegare al paziente quello che ha detto il medico.
Cambiando argomento… ieri sono andata a sciare con le mie cugine e mio zio. Dire che ci siamo divertiti è riduttivo. Soprattutto alla fine quando, la più grande delle tre sorelle, è caduta (da ferma) da un tapiroulant che andava ad una velocità paragonabile a quella di una tartaruga paralitica! Anche adesso se ci ripenso mi viene ancora da ridere. La scena che si è presentata ai miei occhi è stata questa: lei che continuava a sedersi sugli sci mentre l’affare procedeva lento, a un certo punto scivola, si ribalta a testa i giù con gli sci che fendevano la neve accumulata ai lati del nastro e io in piedi dietro di lei che ridevo tanto da farmi venire le lacrime agli occhi!
Ieri ho anche iniziato a leggere un nuovo libro: si intitola la Terra delle Storie di Chris Colfer. Gli amanti di Glee sapranno sicuramente chi è, ma per chi non ne fosse a conoscenza questo ragazzo interpreta Kurt Hummel, l’unico ragazzo gay dichiarato che frequenta la scuola Mckinley.
È un libro molto carino nonostante sia per bambini, lo si capisce dal lessico semplice e dalla narrazione fiabesca. Tuttavia sono d’accordo con la frase che ha inserito Chris all’inizio del libro “un giorno sarai abbastanza vecchio da ricominciare a leggere le fiabe” (di C.S. Lewis); non posso dire di essere vecchia, ma leggere una fiaba vuol dire poter tornare bambini e dimenticarsi dei problemi dei grandi. Ogni tanto abbiamo bisogno di scappare, rifugiarci in un mondo tutto nostro dove poter stare in tranquillità per almeno qualche ora.
Ho finito di leggere Red per l’ennesima volta (bello quanto il canestro della vittoria fatto all’ultimo secondo dell’ultimo quarto della partita); non mi stancherò mai di rileggerlo!
Il prossimo in lista sarà La Biblioteca dei Morti di Glenn Cooper: una mia amica ha detto che è molto bello, quindi ho deciso di prenotarlo in biblioteca, appena l’avrò finito vi farò sapere!
Ora me ne torno a studiare! Purtroppo gli esami si avvicinano e io non sono nemmeno lontanamente preparata!
Buona domenica a tutti!
Con affetto

C.