lunedì 16 settembre 2013

Love is all you need.


Quella ragazza credeva nell’amore. In quella cosa che ti entra dentro come un uragano e che ti sconvolge la vita fino a renderla irriconoscibile.
Purtroppo non aveva mai potuto condividere questa sensazione con nessuno: nessuno aveva mai voluto andare oltre alla friend zone con lei.
Forse un po’ è stata colpa sua. Non era come le altre ragazze, tutte trucchi, bei vestitini e tacchi. Lei no. Lei adorava le tute (le adora ancora), perché nascondevano le sue forme abbondanti al resto del mondo. Si truccava poco, perché non bisogna nascondersi dietro a chili e chili e di fondotinta; bisogna far vedere al mondo come si è veramente. Lei ai ragazzi non dava baci sulla guancia… lei gli batteva il cinque, dopo un canestro spettacolare durante la partitella al campetto. Nei suoi pantaloncini Dei Denver Nuggets e la sua maglia di Gallinari. La sua preferita.
L’unico ragazzo che ha occupato un posto nel suo cuore è il suo migliore amico. Spero lo sia ancora. Non sono più legati come lo erano una volta. Lui era l’unico ragazzo a cui lei dimostrava segni di affetto. Perché era l’unico che se li meritava. Lui ha saputo capirla, ha saputo amarla per quello che era, ha saputo esserci nei momenti no, ma anche in quelli si. Era lui che la portava in groppa quando si era rotta il ginocchio. Era lui quello che andava a casa a trovarla quando non riusciva ad alzarsi dal letto. Ed era con lui che condivideva tutti i commenti acidi sulle altre ragazze del liceo: “ochette” le chiamava lei. Si perché a quell’età l’unico problema era farsi notare dal ragazzo più bello della scuola.
Il suo problema maggiore però era un altro. Combattere contro la sua costante voglia di mangiare. “io ho sempre fame” diceva lei. Era riuscita ad ottenere un bel fisico, ma tutto è andato a farsi benedire nel giorno in cui si ruppe il ginocchio. Non aveva più la sua pallacanestro come valvola di sfogo. Continuava ad andare agli allenamenti, ma non era la stessa cosa. Star seduta in panchina a guardare le sue compagne che giocavano.
Era diventata apatica. Dal suo viso non traspariva più nessuna emozione. Le era stata portata via la cosa alla quale teneva di più. Il suo primo amore. E anche se tutti le dicevano che dopo l’intervento sarebbe tornato tutto come prima, lei sapeva che non era così. Era brava a giocare. Non lo sarebbe più stata. Aveva l’opportunità di far parte di una grande squadra, ma il suo ginocchio le ha fatto un bello scherzo, proprio durante il movimento che più amava: la difesa.
Lei voleva tornare in campo dopo l’infortunio. Si era quasi convinta che non era niente di grave. Ma quando camminava e vedeva il suo ginocchio andare dove voleva, la sua certezza crollava.
È tornata sul parquet. Ma non era più veloce, agile e forte come un tempo. La difesa non era più il suo elemento preferito, perché non riusciva più a farlo come prima. In compenso aveva una percentuale di tiro da paura; e questo la consolava un po’.
L’anno scorso è ricaduta. Di nuovo durante la difesa, il suo ginocchio ha ceduto. E si è spezzato di nuovo.
“Basta”.
“Ti odio”.
“Non giocherò mai più”.
Per fortuna il danno non era grave. Il giorno dopo l’intervento già camminava senza stampelle.
E a settembre era di nuovo pronta a rimettere le sue scarpette e a tornare in campo.
Ha affrontato tutto questo da sola. La sua dolce metà non c’era più. Avevano prese strade diverse. Lui ingegnere, lei infermiera. In università si fanno nuove amicizie, e si scordano quelle vecchie.
Lei però non l’ha mai dimenticato. È sempre nei suoi pensieri. Il suo pezzo di puzzle mancante. Il suo migliore amico.
Chissà se anche per lui è così.
Volevano anche farsi un tatuaggio uguale. Per ricordarsi per sempre del legame che li univa. Sapevano che non era nesessario: ognuno aveva l'altro impresso sul suo cuore, e li sarebbe rimasto per il resto delle loro vite. 
Lui è stato l’unico ragazzo a cui si sia mai affezionata tanto. Nessun altro si è mai più interessata a lei come aveva fatto lui. Gli altri vedevano solo il suo strato superficiale di acidità e cinismo. Ma non sapevano che sotto c’era una ragazza che all’amore ci crede davvero. Che da tutta se stessa alle persone che riescono a scalfire la corazza che si è costruita con gli anni.
Lei ci crede ancora al principe azzurro.
Non deve essere necessariamente come nelle fiabe: dove arriva sul suo cavallo bianco e porta la principessa nel suo castello.
A lei basta solo che sappia amarla così come è, e non per come dovrebbe essere. Non le importa se al posto del cavallo ha una macchina sgangherata o una moto super veloce.
Lei vuole solo condividere tutto l’amore che ha.
Forse prima dovrebbe imparare ad amare se stessa. Cercare di non vedere solo i difetti ma anche i suoi pregi. Lei non lo sa, ma ne ha tanti.
“Let it be” cantano i The Beatles. Lascia che la vita vada così. Non so se c’entri il destino o qualche altra forza sopranaturale.
Ma questo non vuol dire non provare a cambiare: vuol dire accettare le cose così come sono anche se non sono esattamente come le vorremmo noi. 
Avere il coraggio di accettare anche gli eventi brutti, saperli superare e trarne una lezione di vita.
Lei intanto continua a sognare il suo principe azzurro e il suo “e vissero per sempre felici e contenti”. Prima o poi l’amore sarebbe arrivato anche da lei. Keep dreaming big.
Solo chi sogna impara a volare.

C.

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