sabato 10 gennaio 2015

UN TE’ CON SALINGER #1 un giro sul Dinghy

Buon pomeriggio a tutti!
Come state? scusate se non sono stata molto attiva questa settimana sul blog, ma non sto attraversando un bel periodo. La ricerca del lavoro continua, dirigenti sanitari fanno promesse che poi non vengono mantenute e una madre assillante che addirittura si diverte a sbirciare nella mia agenda (non so cosa spera di trovarci scritto).
In questo momento mi sto pentendo molto della scelta che ho fatto, anche se credo che la situazione sia così un po’ per tutti gli altri ambiti.
Non mi sembra il caso di stare qui ad assillarvi con i miei problemi, quindi passiamo subito al nostro tè.
Questa settimana ho letto altre tre short stories tratte dalla raccolta Nove Racconti e due di esse mi hanno davvero sconvolta.  
P.S. Più che un tè è ormai diventato un ape ricena! Scusatemi ma ero fuori a camminare con il mio cane!
Lo zio Wiggily nel Connecticut narra di due amiche di lunga data che, ai tempi del college, si erano innamorate di soldati. Eloise ha perso il suo amore durante la guerra e si è risposata con un uomo che non ama. Nei racconti di Salinger non possono mancare i bambini: qui troviamo Ramona. Sappiamo essere figlia di Eloise, ma sul padre non ci viene rivelato nulla. Tuttavia si può intuire che egli sia proprio Walt, il soldato perito in guerra. La donna ha deciso di non rivelare questo fatto al marito per paura che potesse abbandonare entrambe.
La bambina la vediamo interagire con un amico immaginario che chiama Jimmy Jimmirino. I due fanno tutto insieme: mangiano insieme, giocano insieme, la bambina gli riserva addirittura un posto nel suo lettino per farlo dormire con lei.
Ramona era in giardino a giocare quando Mary Jane chiede a Eloise di raccontarle di come Walt è morto: ci viene detto che fu per colpa di un ordigno (“un pacco pieno di benzina e altre robacce”) che uccise il soldato e mutilò un commilitone facendogli perdere un occhio.
La bambina ha visto la madre soffrire, durante il racconto, quindi le rivela che anche Jimmy e morto travolto da una macchina. Non so se sia un gesto studiato per sentirsi più vicina alla propria mamma, oppure un modo per emularla, questo non ve lo posso dire. Però posso dirvi che questo racconto mi ha fatto provare una valanga di emozioni grazie soprattutto a Ramona che, con una leggerezza che si addice solo ai bambini, cerca di far capire alla madre che si, non bisogna assolutamente dimenticare gli amori passati, ma bisogna prima di tutto ricordarsi che la vita continua: Eloise andrà a trovare la figlia nella propria camera da letto e la vedrà ancora posizionata sul bordo del suo lettino. La madre sbalordita chiede il perché (la bambina stessa aveva annunciato la morte di Jimmy) e lei risponde “perché c’è Mickey”.
Giù al Dinghy invece è la storia di una mamma e del suo bambino, Lionel che fugge dalla madre stessa (Salinger ci lascia credere, anzi supporre che questo bambino sia vittima di incesto ed è proprio per questo che scappa) e dalle donne che criticano il padre perché ebreo.
Il bambino si rifugia su di una barca, il dinghy, e si crede un marinaio: fugge in questo modo dalla realtà che lo opprime.
Come per il primo racconto (un giorno ideale per i pescibanana) ritroviamo il mare, il bambino e un adulto. Il soggetto giovane è il perno attorno al quale ruotano tutte le vicende narrate da Salinger: è un personaggio innocente, puro, che però sa riconoscere il “pericolo” e cerca in tutti i modi di nascondersi. D’altronde quando da piccoli si ha paura del mostro cattivo che di notte esce dall’armadio di camera nostra, quale è la prima reazione? Tirarsi le coperte fin sopra la testa sperando che il mostro non ci trovi. È così che un bambino fugge dai suoi drammi: nascondendosi e aspettando che il “mostro” se ne vada.   
Che ci sia un legame tra questo racconto e il primo non è chiaro solo dal fatto che si ritrovino bene o male gli stessi caratteri, bensì sulla barca troviamo un oggetto appartenente allo zio Seymour: se vi ricordate, il nome del protagonista del primo racconto è proprio Seymour ed è l’uomo che alla fine si uccide nel letto dell’hotel. Ebbene sembrerebbe che quell’uomo sia lo zio di Lionel e quindi fratello di Boo Boo Tannenbaum.
L’ultima storia di cui vi parlo oggi è Alla vigilia della guerra contro gli esquimesi dove centrale è l’incomunicabilità tra i giovani: le protagoniste sono due ragazze compagne di scuola che si ritrovano per giocare a tennis. Selena e Ginnie non si stanno nemmeno troppo simpatiche però trascorrono il loro pomeriggio sul campo da tennis.
Diciamo che questa è la storia che meno mi è piaciuta tra tutte quelle che ho letto finora. Tuttavia il tema dell’incomunicabilità è attuale e lo si può estendere anche ai nostri giorni: non solo tra genitori e figli che non si riconoscono in quelli che sono i comportamenti attuali (quante volte ho sentito dire da mia nonna “io alla vostra età non avevo mica i tablet. Io alla vostra età giocavo a corda nel giardino”), ma anche tra gli adolescenti stessi che si nascondono sempre più dietro i messaggi immediati trasmessi tramite whatsapp o social network perdendo di vista quella che è l’essenza stessa del dialogare, del condividere le proprie esperienze con qualcuno che ascolta e comprende quanto si sta dicendo (e non si limita solo ad annuire).
Ormai è divenuto più facile far sapere cosa pensiamo tramite un post su facebook piuttosto che parlarne con qualcuno davanti ad un caffè.

Eccoci qua! Anche per questo sabato abbiamo finito.
La settimana prossima vi parlerò delle ultime tre storie e poi potremo concludere questa serie di appuntamenti con Salinger, fino a quando non inizierò gli altri suoi romanzi!
Buon fine settimana a tutti!
 Con affetto,
C.

2 commenti:

  1. E' una rubrica davvero carina, complimenti! :)
    Ammetto di non aver mai letto niente di Salinger, ahimè. Ma prometto di rimediare!! :)

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    1. Grazie! Un modo come un altro per far conoscere autori magari anche famosi ma che quasi nessuno inizia mai a leggere!

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