sabato 23 settembre 2017

Harry Potter e la magia che non svanisce mai


I miei programmi sono stati letteralmente annientati. Avevo intenzione di scrivere un post sull’ultimo libro che ho letto, una sorta di recensione/volo pindarico su ‘Le prime quindici vite di Harry August’, ma questa mattina ho avuto la brillantissima idea di scaricare Audible e iniziare ad ascoltare Harry Potter e la pietra filosofale mentre cuocevo la mia formidabile ratatouille e ciò che ne è scaturito, oltre a delle verdure perfettamente cotte e condite in maniera che anche Cracco apprezzerebbe, è un groviglio di nostalgia e lacrime e uno sproloquio interno.  
Già dall’incipit “il signore e la signora Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di affermare di essere perfettamente normali, e grazie tante” sono riaffiorati alla mia memoria dei ricordi che pensavo fossero completamente svaniti, in realtà erano solo sopiti sotto cumuli e cumuli di letture da persona adulta, sotto i disagi che quotidianamente colorano le mie giornate (sia lavorative che non) e sotto i miei ormai navigati 25 anni di età. 
Mi ero dimenticata cosa volesse dire leggere Harry Potter, anche se questa volta lo sto facendo in una maniera completamente diversa. Se negli anni passati mi capitava qualche volta di riaprire i romanzi della saga, in maniera randomica, e leggere qualche passaggio di quella che è stata la storia che mi ha accompagnato negli anni più bui della mia vita (sfido chiunque a non considerare bui gli anni del passaggio tra infanzia e adolescenza), questa volta ho deciso di ripercorrere questo viaggio tramite l’audiolibro.
Grazie ad Audible e alla possibilità di effettuare 90 giorni di prova gratis, ho deciso di sfruttare questa opportunità non solo per rivivere la storia tramite un’esperienza del tutto nuova, ma anche cercare di approfondire il vasto mondo degli audiolibri e capire se effettivamente è un formato che potrebbe fare al caso mio e sostituire la lettura nel senso classico del termine nei momenti in cui il mio cervello non ne vuole proprio sapere di concentrarsi e capire il significato di parole scritte su un foglio di carta (si veda i pomeriggi post turno di mattino con allegata sveglia alle ore 4 con ancora i gufi che bubolano). 
Come vi dicevo ho iniziato la lettura mentre preparavo la ratatouille da portare al lavoro il giorno seguente come alternativa al solito episodio dei Simpson che mi propone la Fox e che mi tiene compagnia mentre cucino. E niente. Ho ritrovato esattamente lo stesso clima permeato di magia che avevo respirato quando, alla tenera età di otto anni (o erano sette non ricordo) avevo iniziato a leggere La Pietra Filosofale.
Il timbro di Francesco Pannofino è perfetto per la narrazione di questa storia e, FunFact, lui è anche il doppiatore che ha prestato la sua voce ad Hagrid. 
Una volta terminata la cottura delle mie verdure mi sono chiusa in camera, ho recuperato la mia coperta e ho ripreso l’ascolto dell’audiolibro accompagnato dalla concomitante lettura del libro illustrato (più che leggere mi soffermavo sulle illustrazioni).
Ancora una volta mi sono ritrovata a pensare a quanto questa saga sia perfetta e a quanto io sia stata fortunata ad averla letta proprio nel momento in cui avevo più bisogno di un rifugio accogliente, di un amico che potesse farmi compagnia, di credere nella magia e che l’impossibile fosse possibile. 
Ad ogni rilettura si scoprono dettagli sempre nuovi che la volta precedente erano rimasti celati tra le righe scritte. Il fatto che la bacchetta di Harry, al momento della scelta nel negozio di Ollivander, spruzzi lampi rossi e oro non potrebbe essere un’anticipazione del fatto che il nostro protagonista verrà smistato in Grifondoro? 
Man mano che gli anni passano, inizio a comprendere sempre più la piccola Petunia che vede sua sorella sparire per interi anni scolastici, tornare a casa nel mondo babbano e parlare di quanto sia bellissimo in modo indescrivibile essere una strega, poter fare incantesimi, cuocere pozioni, volare su una scopa e respirare la magia in ogni piccola cosa che si fa. 
Petunia ne è così vicina da poterla quasi toccare. Ma mai così vicina da farne parte. Lei rimarrà sempre la sorella ordinaria, che frequenta una scuola ordinaria, che impara materie ordinarie e che la porteranno a svolgere un lavoro ordinario. Qualsiasi essere umano si sentirebbe una nullità e sarebbe pervaso da un costante moto di invidia nei confronti di chi, invece, possiede la magia come parte integrante del proprio essere. 
Purtroppo per lei, l’opzione Oblivion, scelta - a mio parere - più che azzeccata di Jacob Kowalski che nel finale di animali fantastici implora i maghi conosciuti e ormai diventati suoi amici di fargli dimenticare tutto quello che ha visto perché così è meno doloroso, non potrebbe funzionare. 
Rileggere (o ascoltare) Harry Potter a 25 anni suonati potrebbe far pensare che ormai la magia sia svanita, che la storia venga percepita solo come narrazione di fatti inventati e che mai potrebbero verificarsi e che non trasmetta più le emozioni suscitate in precedenza. Invece no. Quel senso di calore che pervade il lettore appena si trova davanti la porta d’ingresso del numero 4 di Privet Drive si fa risentire. 
La rabbia nel leggere di Harry che viene maltrattato dai suoi parenti. Le ingiustizie che è costretto a sopportare senza apparenti ragioni. Le vessazioni di Duddley che agisce senza controllo anzi, viene incitato dai genitori ad assumere comportamenti di predominio nei confronti di Harry. Il sollievo nello scoprire che tutta questa sofferenza sta per finire, che il giovane mago non dovrà più sopportare le cattiverie a cui era stato abituato fin da piccolo. La gioia nel vedere Diagon Alley per la prima volta, salire sull’Hogwarts Express e vedere il maestoso castello che spunta tra le montagne sotto un cielo puntellato di stelle.
Tutto questo è ancora li, pronto per essere stanato dal suo ripostiglio nel nostro cervello e farci riscoprire un po’ quel mondo magico che tanto sognavamo da piccoli e che ora, costretti dagli impegni che si accompagnano al fatto di diventare adulti, avevamo chiuso in un cassetto della nostra memoria. 
Le persone che si stupiscono e ridacchiano quando affermo fieramente di adorare Harry Potter e il mondo creato dalla Rowling è evidente che non hanno mai provato emozioni del genere. Emozioni che solo una storia ben costruita e narrata in modo ineccepibile può generare. 
Tutto è curato nei minimi dettagli e l’esperienza è talmente immersiva da regalare al lettore la sensazione di trovarsi veramente all’interno della sala grande del castello in attesa dello smistamento. 
Non posso che ritenere il primo approccio con l’audiolibro più che positivo: non so se sia la voce di Pannofino che richiama inevitabilmente l’immagine di Hagrid, o il fatto che la storia narrata regali anche un’esperienza visiva all’essere umano che decide di immergersi. 
Sta di fatto che non posso che consigliarvi Audible, almeno provarlo e scoprire se fa per voi, partendo magari proprio da Harry Potter se ancora non l’avete letto o se, come me, siete irrimediabilmente legati a questa storia. Si tratta di un pensiero a caldo (dopo aver ascoltato senza interruzioni i primi cinque capitoli), di una persona che ha appena iniziato a conoscere questa nuova modalità di lettura e che si è sentita sopraffatta da vecchie emozioni che non provava più da tempo. Sicuramente, quando avrò approfondito in maniera più estesa le conoscenze con Audible potrò parlarvene meglio. In attesa, scaricate l’applicazione e iscrivetevi per i 90 giorni gratis. Fatemi sapere se già lo state utilizzando e cosa ne pensate.
Con affetto, 

M.

Nessun commento:

Posta un commento