giovedì 3 luglio 2014

I have a story to tell


Ciao a tutti!!
Come state trascorrendo queste giornate di vacanza!? Qui a Bergamo finalmente è spuntato il sole, dopo giorni e giorni di tetra pioggia (anche se io la preferivo, conciliava lo studio! Il sole invece sembra implorarmi di uscire!).
Io dovrei studiare: in effetti ho la dispensa di management infermieristico davanti al naso, ma la mia vicina non ha ben chiaro il concetto di “ora del silenzio” dopo pranzo, e ha invitato le amichette della figlia a giocare nel suo cavolo di giardino da mezzo metro quadro, e stanno facendo un baccano assurdo. Io non so più cosa inventarmi per riuscire a concentrarmi: ho provato ad urlare intimandogli di smetterla, ma forse non han sentito (anzi, penso proprio che abbiano fatto finta di non sentire).
La maturità di quella donna non conosce limiti.
Pensate che una volta, un po’ di anni fa, suo marito è venuto a suonare alla mia porta di casa alle 6 del mattino, dicendomi di far smettere di abbaiare il mio cane, perché sua moglie non riusciva a dormire per colpa sua.
Fortunatamente ero sveglia già da un po’ (stavo finendo i compiti). E altrettanto fortunatamente il mio cane era bellamente sdraiato sul tappeto del salotto e stava russando come se non ci fosse un domani.
Il povero zerbino si è beccato uno sguardo congelatore degno di Elsa di Frozen, ha raccolto quel che rimaneva della sua dignità ed è tornato dalla sua mogliettina.
Quindi si. Mi sta antipatica. Soprattutto adesso che non riesco nemmeno a capire cosa sto leggendo.
Il rispetto per le altre persone non sa proprio cosa sia. A me non importa se vuole far casino in casa sua, l’importante è che rispetti gli orari. Se è stato stabilito che dalle 13,30 fino alle 16 non è concesso fare rumore, tu non fai rumore!
Va beh.. le liti tra vicini non credo che vi importino.
Comunque volevo informarvi che ieri sera mi è venuta una strana idea in testa: la mattina ho parlato con un’amica, riguardo ad un argomento per me tabù, ossia gli individui dell’altro sesso.
Badate bene: lei è l'unica persona con cui riesco a confidarmi liberamente ed è anche l'unica in grado di andare oltre le mie battute e a capire quello che provo veramente, nonostante i chilometri che ci separano siano tanti. Troppi a volte.
Ho imparato a vivere senza la sua costante presenza intorno a me, ma questo non vuol dire che sia facile. Non vuol dire che a volte farei di tutto per potermi far abbracciare da lei. Sarei disposta anche a saltare sul primo treno e raggiungerla. 
comunque lei dice che, visto che esco poco, mi viene difficile entrare in contatto con uno di loro. A ciò ho risposto con un “perché, non posso sperare di incontrarlo in libreria?! Magari mentre sono incantata a fissare il reparto fantasy e a ciò che non potrò mai comprare?!”.
Ed è qui che è scoppiata la bomba.
Mi è venuta voglia di scrivere una storia.
Un mio alter ego che incontra la sua anima gemella in libreria.
Avevo in mente tutto. nomi dei personaggi. Location. Tutto.
Solo che poi, la paura di mettere nero su bianco quello che per me è molto più di una semplice battuta, mi ha totalmente bloccata.
Perché scrivere questa storia vorrebbe dire ammettere di sentirmi terribilmente sola. Vorrebbe dire ammettere di aver bisogno di qualcuno che ogni tanto mi abbracci senza alcun motivo. Vorrebbe dire abbattere la corazza di acidità che con gli anni mi sono costruita e mettere a nudo quello che vorrei tanto mi accadesse.
E poi avrei davvero vergogna a farla leggere a qualcuno. L'unica persona che avrebbe il diritto di leggerla sarebbe proprio lei, perché so che se anche dovesse far schifo, lei non mi giudicherebbe mai. 
Io non sono una che si lascia andare tanto facilmente.
Quindi si. Scrivo questo sul blog, perché spero di trovare in voi qualche parola di conforto.
Anche solo ammettere questi pensieri li ha resi un po’ meno spaventosi e vergognosi.
Ora provo a studiare, cercando di ignorare la vicina chiassosa.
Grazie per il vostro tempo che sempre mi dedicate.
Con affetto,

C.

4 commenti:

  1. Ciao Cerrie :)
    Guarda, tu non puoi immaginare quanti abbozzi di romanzi o anche solo di racconti io abbia nella memoria del pc.. e puntualmente li lascio tutti a metà (anzi, magari a metà, li abbandono molto prima di metà)! Il fatto è che ad un certo punto mi blocco e non riesco ad andare avanti. Nemmeno io sono una che si lascia andare facilmente, perciò ti posso capire.
    Ma non penso che scrivere una storia equivalga ad un'ammissione di solitudine. Scrivere qualcosa che non è forzato, ma ci nasce da dentro, significa sicuramente mettere a nudo una parte della nostra anima, ma questa per me è una grande dimostrazione di coraggio invece.
    Condividere una parte di te significa esporti. E questo può essere solo un bene, soprattutto se nella vita sei timida o fatichi a farti conoscere per come sei davvero perché ti tieni le cose dentro (fidati, io sono così, perciò lo so).
    La scrittura, come ogni forma di comunicazione, è qualcosa di positivo. Se hai una storia in mente, non pensarci nemmeno per un secondo. Buttala giù, scrivila, anche solo come abbozzo. Anche se poi dovessi bloccarti e non riuscire ad andare avanti, almeno avrai assecondato l'ispirazione del momento. Magari sarà stato solo uno sfogo e poi ti sentirai più leggera. O magari invece potrebbe venirne fuori qualcosa di meraviglioso.
    Non tarparti le ali prima ancora di aver cominciato, soprattutto non con qualcosa di così puro, genuino e salutare come lo scrivere.
    Un abbraccio :))

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    1. Grazie per le parole di incoraggiamento! Stase se ho tempo inizio a buttar giù qualcosa!
      Lo faccio solo ed esclusivamente per me!

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  2. Martiiiii SCRIVILA!!! Nessuno qui ti giudica!
    Anch'io ho tante idee in testa, e sto provando ad abbozzare qualcosa!
    Provaci, non permettere alla timidezza di avere la meglio! Io ti capisco benissimo! sono esattamente come te!
    Magari utilizza un nome d'arte, in modo che vicini e amici non sappiano di te :)

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    1. Sisi stasera mi metto e scrivo qualcosa! Non sono mai stata brava con le parole, ma ci proverò!

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